di Antonia Carlini

Nei numeri precedenti abbiamo ragionato sulle caratteristiche di un modello per la valutazione delle buone pratiche didattiche e organizzative di scuola e abbiamo suggerito esempi di possibili indicatori e descrittori di qualità relativamente alle aree indicate dalla Legge 107. Ci siamo spinti fino alla proposta di una rubrica di valutazione, uno strumento che, oltre a rendere trasparente – e quanto più oggettiva possibile – la scelta delle pratiche didattiche e organizzative da valorizzare, mette in luce punti di forza e di debolezza rilevati attraverso il processo valutativo e orienta le azioni successive di miglioramento.   

 

In questo numero ci occupiamo della dimensione organizzativa e, in particolare, dei processi coinvolti nel percorso di costruzione del modello. Lo facciamo muovendo dal presupposto per cui ‟l’organizzazione genera valore attraverso i suoi processi e non mediante le sue funzioni” (G. Negro e B. Susio, 2001). In altri termini, secondo tale importante assunto, sono i processi attivi, dinamici e partecipativi a creare valore e a incidere in termini di risultati attesi dall’organizzazione, proprio perché includono tutti gli attori – agenti del cambiamento.

 

A questo proposito, riteniamo che il dibattito sulla questione merito-bonus si sia concentrato troppo spesso proprio sulle funzioni e sulle prerogative dell’organo di gestione (chi decide?), entrando troppo poco, invece, nel merito dei processi organizzativi sottesi che devono creare valore aggiunto e che richiedono maglie larghe, sistemi decisionali condivisi, coinvolgimento diretto degli attori coinvolti nel cambiamento – miglioramento della scuola e della sua qualità.

L’idea che ci guida in questa breve riflessione, perciò, è quella di considerare il processo stesso di costruzione del modello valutativo di scuola un percorso di crescita e di sviluppo professionale strutturale e dinamico, che coinvolga diffusamente la comunità professionale nella predisposizione di un sistema di valutazione interno per il miglioramento.

L’elaborazione di un protocollo di valutazione richiede, difatti, un lavoro attento di ricerca, di riflessione e di elaborazione e può costituire un’esperienza significativa di implementazione e  di sviluppo di competenze in ambito valutativo per i tanti docenti che negli ultimi anni hanno capitalizzato conoscenze e abilità specifiche, nell’ambito  dei gruppi dedicati all’autovalutazione e alla valutazione e dei progetti di sperimentazione promossi dall’Amministrazione (progetti di autovalutazione, progetti Qualità, sperimentazioni di modelli di valutazione PQM, ValeS, VM …rilevazioni nazionali degli apprendimenti).

Una prospettiva di questo tipo contribuisce a far crescere nella comunità professionale la capacità di riflessione sulle pratiche didattiche e organizzative agite e a dotarla di uno strumento – il protocollo valutativo – utile non solo per la valutazione e la valorizzazione di meriti professionali, ma anche – e soprattutto – per l’orientamento di processi di miglioramento continuo.

ultima modifica: 2016-04-11T16:17:03+02:00da learninggroup
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