Screen generation e ambienti integrati di apprendimento

La funzione docente, soprattutto negli ultimi anni ha avuto un’evoluzione legata a notevoli cambiamenti  culturali, economici, sociali. 

Si parla oggi della necessità di creare ambienti di apprendimento, intesi come luoghi fisici o “virtuali” all’interno dei quali l’apprendimento diventa un processo attivo e costruttivo. L’attenzione è focalizzata sul soggetto che apprende, il docente deve assumere il ruolo di facilitatore, guida, deve accompagnare gli allievi nella costruzione del loro sapere, deve aiutarli ad “imparare ad imparare”.

La predisposizione  di ambienti di apprendimento che favoriscano la costruzione del sapere è inevitabilmente legata all’integrazione di didattica e tecnologie, i cosiddetti ambienti integrati di apprendimento.

Vorrei, a questo punto, lanciare un sasso nello stagno. Sono belle le teorie costruttiviste, sarebbe fantastico andare in classe e trovare tutti gli alunni fortemente motivati, riuscire a creare un ambiente di apprendimento che stimoli il loro interesse;  sarebbe bello,  svolgendo “semplicemente” il ruolo di facilitatore, tutor, guida, alla fine dell’anno a fare in modo che i nostri allievi abbiano acquisito le competenze necessarie perché possano affrontare serenamente il percorso scolastico successivo 

La realtà non è così semplice. Ciò che , anche a livello istituzionale con  Indicazioni nazionali, Linee guida, regolamenti, ci viene chiesto comporta  un processo di revisione “forte” della funzione docente. Per realizzare interventi didattici in ambienti integrati di apprendimento occorre che il docente predisponga le attività in modo accurato, spendendo tempo, energie, mettendo in discussione le metodologie usate da sempre, rivedendo il proprio atteggiamento nei confronti degli alunni e dei colleghi.

La questione è che i docenti non possono più rinviare il problema, devono  trovare in sé le motivazioni per  progettare ed attuare interventi didattici adeguati alle nuove generazioni ma, soprattutto,  è  necessario “fare i conti” con la screen generation. Spesso   i docenti si rifiutano di utilizzare le  tecnologie perché temono il confronto con gli allievi che si muovono con estrema disinvoltura in contesti tecnologici  sofisticati,  invece dovrebbero provare, compiendo  un “atto di umiltà”, a  costruire all’interno della classe  una “comunità che apprende” dove tutti imparano ,  allievi e docenti . 

La presenza in aula di nuove generazioni  di studenti, “i nativi digitali” – che vivono su internet per comunicare, esprimersi, stabilire relazioni sociali e affettive – non deve rappresentare un problema che condiziona i processi di apprendimento/insegnamento ma, al contrario,  deve costituire una straordinaria opportunità di confronto e ricerca per l’individuazione di nuove e più aggiornate strategie  didattiche per supportare l’insegnamento e la motivazione.

Antonella Sorge IIS Angeloni Frosinone

Screen generation e ambienti integrati di apprendimentoultima modifica: 2013-01-28T15:17:05+01:00da learninggroup
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Un pensiero su “Screen generation e ambienti integrati di apprendimento

  1. In base alla mia esperienza posso aggiungere che insegnare in ambiente tecnologico fa scoprire aspetti dell’apprendimento degli studenti molto importanti. A me è capitato (e in fondo non è sorprendente) che molti alunni poco valorizzati con la didattica tradizionale abbiano elaborato cose veramente valide applicando le Tic, soprattutto usando un linguaggio diverso da quello verbale (immagini, filmati etc.) e strutture non sequenziali.
    Il ruolo dell’insegnante è poi molto importante per valutare in modo critico le risorse e insegnare a navigare tra fonti attendibili e non. Per quanto riguarda il timore di non essere in grado di utilizzare la tecnologia in modo adeguato, rispondo con una provocazione: con l’enciclopedizzazione dei saperi, siamo proprio sicuri di non avere una risposta pronta solo sul fronte tecnologico????

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