Competence o Competency?

 

Muovendo dal presupposto che la classe rappresenta un ambiente di apprendimento critico, ove  si deve tener conto di molte variabili, quali i risultati in termini di apprendimento, motivazionali e di sviluppo psicologico, è molto importante considerare lo stretto rapporto che c’è tra i traguardi di classe, quelli personali degli alunni ed il supporto del docente.

La centralità dell’aspetto relazionale, dal punto di vista culturale e sociale, all’interno di un processo formativo, necessita di una rivisitazione del concetto di formazione, che deve tener conto delle “social competences”, intese come il conseguimento di significativi obiettivi in determinati contesti sociali, con l’utilizzo di mezzi appropriati. Spesso le comprovate  competenze sono legate ad una prestazione visibile che l’alunno deve dimostrare agli altri.Quando si mette in campo il termine “competenza” si tratta di coinvolgere un ambiente di apprendimento nel senso più ampio del termine ( coinvolgimento alunni, regole o prassi, relazione docente –alunno, atmosfera di classe…). Nel mondo anglofono il dibattito si è acceso sulla distinzione tra “competence” e “competency”.

La prima denota un’abilità a fare una particolare attività,  in riferimento ad uno standard definito. Essa implica un contesto situazionale ed un risultato che descrive ciò che una persona sa fare in un dato momento, ma non  si sofferma sul processo di apprendimento. Le persone competenti sono coloro che sanno ottenere risultati di valore senza un comportamento eccessivamente oneroso.

La “competency” è un’accezione atomistica che va a connotare “quelle conoscenze, abilità, strutture mentali che, talora utilizzate singolarmente o in diverse combinazioni, portano ad una performance di successo” ( Dubois 1998).

Le aree di focalizzazione cambiano nell’uno e nell’altro caso: per la “ competence” il centro di interesse è la definizione  di obiettivi fondamentali misurabili e specifici,  che descrivono ciò che l’individuo  deve conseguire per ottenere o superare, in maniera costante, i traguardi del proprio  ruolo, gruppo o organizzazione( Gilbert 1996); mentre per la “competency” il fulcro è la definizione di abilità, capacità, conoscenze, attributi e comportamenti che le persone di successo hanno.

Sicuramente le competenze-chiave che l’Unione europea tanto ha promosso nelle Raccomandazioni del 18 dicembre 2006, si avvicinano maggiormente al concetto di “ competency” sopra enunciato, in quanto intese come combinazione di competenze critiche individuali e trasversali che contribuiscono alla realizzazione di una persona e al suo buon inserimento nel sociale.

A livello internazionale il passaggio tra “skill”/abilità e “competency”/comprovata competenza trasversale è sicuramente più avvertito o praticato, mentre in Italia spesso la “competence” e la “competency” si limitano ad un semplice utilizzo di conoscenze piuttosto che al loro uso critico in diversi contesti.

In tal senso acquistano valore le Indicazioni per il curricolo del Ministro Fioroni (2007) e le Nuove Indicazioni per la scuola dell’infanzia e primo ciclo del settembre 2012, lasciando delineati i traguardi per le competenze, con evidente  riferimento alla cittadinanza attiva. Tuttavia il sistema scolastico italiano resta ancorato ad una dimensione interdisciplinare, mentre la prospettiva internazionale ci invita a conseguire un’impostazione formativa  sovradisciplinare o ultradisciplinare, che considera prima il soggetto competente e poi i traguardi per le competenze.

Eppure anche il termine “traguardi” necessita di una definizione: basti pensare alla differenza che la parola “goal” ha assunto nel sistema scolastico internazionale, se riferibile ai traguardi individuali o di classe. Difatti i cosiddetti “ mastery goals” sono intesi come traguardi per conseguire un livello avanzato di abilità e corrispondono al desiderio del singolo di sviluppare competenze comprovate, a prescindere se si dimostrano o meno agli altri; mentre i “performance goals” presuppongono la necessità di dimostrare le abilità, ricercando l’attenzione e la valutazione degli altri.

Certamente entrambe le tipologie vanno seguite costantemente , poiché gli obiettivi dell’ambiente di classe condizionano quelli individuali degli studenti, soprattutto in termini di motivazione e di autoefficacia formativa e possono fronteggiare meglio la complessità degli utenti e le loro differenze culturali, trovando modalità più idonee ad ognuno per conseguire risultati di qualità.

In tali presupposti concettuali e di contesto, il docente dovrà svolgere il ruolo di mediatore tra la cultura non più solo  accademica della scuola e le aspirazioni degli studenti, garantendo l’effettivo passaggio da “skill” a “competence”, fino alla costruzione di efficaci “competencies”, ossia indicatore di performance di successo massimo e desiderabile in attività sociali e serviranno all’alunno quali attivatori o costruttori  di competenze contestualizzate , che potranno essere validate anche  da un processo di certificazione interna o esterna alla scuola.

Prof.ssa De Luca Francesca 

 

Bibliografia

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Gilbert, T.F. (1996), Human competence. Silver Spring MD: International Society for Performance Improvement.

Kasseur D.-Garratt D., Exploring Key Issue in Education, ed. Continuum International Publishing Group, 2009.

Kornbeck J.-Rosendal Jensen N., The diversity of Social Pedagogy in Europe, Vol. VII, Europaishler Hochschulverlog, 2009.

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Spady W.G., Competency Based Education: a Bandwagon in search of a definition, National Institute of Education, January 1977.

Wentzer K.R., (1991), Social Competence at school: relation between Social Responsibility and Academic Achievements, Review of Education Research, 61, 1-24. 

 

 

 

Competence o Competency?ultima modifica: 2013-02-12T12:26:00+01:00da learninggroup
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