Autovalutazione di istituto per misurare l’inclusività della scuola

di Antonia Carlini

Tempo di bilancio: le scuole, sostenute molto spesso dalla sperimentazione di modelli innovativi, si preparano ad avviare azioni di autovalutazione del servizio di educazione, istruzione e formazione offerto, per verificarne e valutarne la produttività e la qualità percepita. In questo contesto la prospettiva di indagine e gli strumenti utilizzati devono necessariamente consentire di misurare anche il grado di inclusività della scuola e dei sistemi di funzionamento che la caratterizzano. I risultati dell’attività autovalutativa costituiranno, infatti, punti da cui muovere per la progettazione e la pianificazione dei percorsi di miglioramento e delle attività di innovazione che il prossimo anno scolastico sostanzieranno il Piano Annuale per l’Inclusività e il Piano dell’Offerta Formativa di cui è parte integrante.

1 – Autovalutazione e responsabilità 

L’autovalutazione, considerata come atto pedagogico interno alla collegialità scolastica autonoma, apre spazi significativi alla riflessione sulle pratiche professionali, consente l’implementazione di modelli didattici, promuove la ricerca, sollecita la sperimentazione, contribuisce alle buone pratiche e crea le condizioni per l’innovazione. Autonomia, responsabilità e valutazione sono i paradigmi che caratterizzano l’agire educativo e le scelte scolastiche e costituiscono elementi fondanti della stessa normativa che istituisce e regolamenta l’autonomia delle scuole. Le istituzioni scolastiche, infatti, sono espressioni di autonomia funzionale, hanno la responsabilità di progettare e realizzare interventi adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti e coerenti con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione ed hanno l’obbligo di adottare procedure e strumenti di verifica e valutazione della produttività scolastica e del raggiungimento degli obiettivi con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento (art.1 co.1 dpr n.275 del 1999 e art.21 co.9 legge n.59 del 1997). 

2 – Autovalutazione: una pratica in disuso? 

Negli ultimi anni, tuttavia, la spinta all’autovalutazione, come processo dal basso (bottom up) agito dagli stessi operatori scolastici, appare meno vivace e l’attenzione delle scuole sembra convogliata soprattutto verso pratiche di valutazione esterna (top down), vissute come un processo calato dall’alto da un’Amministrazione preoccupata della qualità e della tenuta del sistema rispetto alle performance attese.

Negli ultimi due anni, tuttavia, importanti iniziative ministeriali hanno rilanciato in modo incisivo sulle pratiche auto valutative come azioni preliminari strettamente connesse a qualsiasi percorso di auto miglioramento.

La prima iniziativa, senza dubbio, è rappresentata dal nuovo Regolamento sul sistema nazionale di valutazione (D.P.R. n.80-2013) che pone l’autovalutazione come fase iniziale e propedeutica nel procedimento di valutazione della scuola che, si ricorda, comprende le seguenti fasi sequenziali:

A) autovalutazione delle istituzioni scolastiche (analisi e verifica del proprio servizio ed elaborazione di un rapporto di autovalutazione);

B) valutazione esterna (individuazione situazioni da verificare +visita dei nuclei esterni + ridefinizione dei piani di miglioramento);

C) azioni di miglioramento: (definizione e attuazione degli interventi migliorativi);

D) rendicontazione sociale delle istituzioni scolastiche (pubblicazione dei risultati raggiunti). 

3 – Autovalutazione per migliorare l’inclusività della scuola 

Un’ulteriore occasione per ridare slancio alle pratiche autovalutative di scuola ci viene offerta dalle più recenti indicazioni ministeriali in materia di bisogni educativi speciali che introducono il Piano Annuale dell’Inclusività inteso come “un’ipotesi globale di utilizzo funzionale delle risorse specifiche, istituzionali e non, per incrementare il livello di inclusività generale della scuola nell’anno successivo”e precisano, appunto, che tale ipotesi muove proprio dall’ “analisi delle criticità e dei punti di forza degli interventi di inclusione scolastica operati nell’anno appena trascorso”.

Criticità e punti di forza da far emergere nell’ambito di un percorso autovalutativo che esplori e analizzi le principali aree di funzionamento scolastico: le pratiche di accoglienza e di individuazione dei bisogni, i sistemi di progettazione multilivello, le azioni organizzative e di viluppo professionale, le didattiche di classe, i sistemi di relazioni professionali interne ed esterne, i sistemi di valutazione, i sistemi di documentazione e implementazione buone pratiche.

(tratto da DSNEWS Cisl Scuola n.19 del 19-05-2014)

 

 

 

Autovalutazione di istituto per misurare l’inclusività della scuolaultima modifica: 2014-05-22T14:57:22+02:00da learninggroup
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