Essere maestri

Mariangela Cuccui (docente di lettere nell’IC Gavoi NU)

Ho sempre pensato che fare l’insegnante sia difficile. Come un buon artigiano per fare un buon lavoro occorre tanta pazienza  e dedizione. Ho sempre nutrito grande ammirazione per i pionieri dell’educazione, per i maestri che hanno voluto, sollecitato e spesso difeso la scuola nei piccoli villaggi. Questi maestri non solo svolgevano il loro lavoro di alfabetizzazione e di diffusione della cultura ma con grande caparbietà educavano e si occupavano della crescita dei piccoli. Andando a ritroso e pensando all’immane lavoro prodotto da questi uomini e queste donne ci troviamo di fronte a cittadini di un nascente stato che prima di tutto svolgevano il loro lavoro per la crescita della Patria, che amavano e volevano rendere grande.

La campana della chiesa richiamava i bambini affinché abbandonassero i lavori loro assegnati e giungessero puntuali all’inizio delle lezioni. I locali scolastici erano freddi e malsani, le aule affollate e ai bambini  era necessario insegnare le regole di igiene anche se spesso questo veniva fatto in modo poco ortodosso. I maestri di un tempo ricoprivano un ruolo molto importante nella vita sociale del paese; dal punto di vista morale la loro vita doveva essere irreprensibile. Nonostante essi fossero severi e autoritari erano amati e rispettati e apprezzato ne era l’insegnamento e l’esempio. Salutare il maestro per primo era segno di buona educazione e sia il maestro che l’allievo ne andavano fieri. Le punizioni corporali – prevedeva la legislazione – offendono la dignità personale del fanciullo ma spesso erano necessarie per garantire l’ordine.

 Il maestro si serviva del dialetto per comunicare con gli allievi e traduceva in italiano nonostante le prescrizioni tassative dei programmi. Insegnare l’italiano era impresa ardua, gli unici momenti in cui si parlava e si ascoltava l’italiano era durante le ore scolastiche. Le prime lezioni di lingua italiana servivano per imparare il proprio nome e cognome, la data di nascita, le stagioni, i mesi dell’anno, i giorni della settimana  e i nomi dei vari oggetti con i quali si entrava in contatto. Richiamavano concetti ritenuti importanti per l’educazione del fanciullo come l’amor di Patria, il rispetto del prossimo, delle autorità e il lavoro. Davano grande valore alla scuola cercando di far capire ai loro alunni l’importanza della frequenza scolastica.

La presenza dello Stato ogni tanto arrivava con la visita di un funzionario scolastico il quale intimidiva gli stessi insegnanti preoccupati di fare una bella figura. Spesso si era informati dell’arrivo del Direttore o dell’Ispettore; i maestri avvertivano i bambini affinché si presentassero a scuola puliti e ordinati. Il Direttore interrogava qualche bambino in genere suggerito dai maestri, che indicavano i più bravi per dare l’impressione di una situazione positiva.

Con l’esempio di questi maestri riscopro ogni giorno la passione, la missione, la voglia di stare a scuola con i ragazzi per i ragazzi.

Essere maestriultima modifica: 2014-05-25T00:09:05+02:00da learninggroup
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