Essere Insegnante

Non è più il tempo …

Arrivo a scuola prima che aprano i cancelli e aspetto che la collaboratrice suoni la campanella.

La processione di genitori mi fa ricordare che un insegnante è un genitore a metà, perché l’accompagnamento a scuola, i colloqui, quei riti che interpreta come docente con i genitori non sempre potrà viverli come mamma.

Le ore non sono mai troppe occorre fare, programmare, discutere e poi c’è il lavoro d’ aula con i ragazzi 5/6 ore …..

Provate a stare con i bambini in classe per più ore, tra richieste, urla, rimbrotti e, soprattutto, a pensare a strategie di comunicazione sempre più efficaci, con la responsabilità di iniziare “ un uomo “ alla sua vita intellettuale, alla sua coscienza e a quant’ altro. Quelle sono ore dense di richieste,di strategie,di attenzioni, centrifugate da un “ popolo “ che vuole crescere.

Dopo anni di questa vita ci si innamora dei bambini … … Più passa il tempo più la “ frontalità “, la coabitazione, la condivisione nell’esperienza reciproca creano solidarietà e una forte ipersensibilità verso la comune esistenza.

In questo sistema che stritola, i bambini non vanno persi di vista, l’insegnante autorevolmente li guida verso la vita, ma necessitano anche di genitori che sappiano dire di no o, comunque, che siano alleati dell’istituzione scolastica. Spesso si è invece in balia di genitori iperprotettivi che difendono i propri figli per difendere loro stessi dal fallimento del loro progetto educativo. In questa giostra l’insegnante si muove con difficoltà, per amore di una funzione educativa che è nell’essere sociale e prepara il futuro, quel futuro umano che è alla base della speranza di sopravvivenza della specie.

Spesso la scuola somiglia ad una nave alla deriva che cerca di seguire la corrente, e noi insegnanti cerchiamo con i nostri pochi mezzi e tanto buon senso di colorare il cielo della nostra aula di nuvole e   stelle …. Raccontando storie, riciclando cose …. Perché tutti i nostri bambini possano sorridere …..

A volte però la nostra funzione è schiacciata verso il basso, ci sentiamo “ custodi di parcheggi “ e come tali  dobbiamo semplicemente assicurare la custodia dei piccoli senza sconfinare troppo altrimenti rischiamo di essere “ insensibili, troppo severe” ed esposte a critiche durissime, siamo dunque custodi che con le mani “ raccattano le molliche della vita “. Le insegnanti a volte sono sole, nessuno le protegge, nessuno fa scudo.

Può capitare, ai più fortunati, di avere un Dirigente illuminato, propositivo, responsabile ….. un Dirigente che si muova sul territorio e curi strategie a lungo  termine perché la scuola diventi un polo educativo, un foro sociale …. Anche a me, talvolta ….. non sempre ….. è capitato. A volte la scuola non investe nel futuro …. Dirigenti che del vuoto di oggi sono parte integrante, volume e peso che toglie l’aria ….

Un giorno ho chiesto ad una mia alunna chi fosse per lei il Dirigente e lei mi ha risposto che è il capo ed è anche il più coraggioso ed ha aggiunto :” Il coraggioso è chi non ha paura “. Infatti il Dirigente è colui che non deve avere paura ma deve sapere affrontare le insidie di un quotidiano  spesso accidentato.

Non so perché scrivo, oggi, questo sfogo ….. ma guardando ancora indietro mi rendo conto che noi siamo il frutto ormai stanco degli anni 70’, siamo le speranze tradite dell’ 80’ , siamo il sogno del 90’, siamo il cieco fideismo del 2000, siamo la crisi del 2014. Non so cosa saremo nel prossimo decennio.

Questo interrogativo è la testimonianza di dieci, cento, mille insegnanti che sfilano dietro le bandiere del sorriso dei propri alunni e credono che c’è libertà fino a quando non si neghi un sorriso ad un bambino.

 Ricci Elisabetta Ins. Sc. Primaria I. C. Leone XIII  Carpineto  Romano                                                                                           

Essere Insegnanteultima modifica: 2014-06-09T18:20:35+02:00da learninggroup
Reposta per primo quest’articolo