Bisogni Educativi Speciali: Centri Territoriali di Supporto

 

Bisogni Educativi Speciali: Centri Territoriali di Supporto

 

 

Il modello di integrazione scolastica  italiano è assunto a punto di riferimento per le politiche di inclusione in Europa, ma oggi, passati più di trent’anni dalla legge n.517 del 1977, che diede avvio all’integrazione scolastica, gli alunni con disabilità si trovano inseriti all’interno di un contesto sempre più variegato, dove la discriminante tradizionale – alunni con disabilità / alunni senza disabilità – non rispecchia pienamente la complessa realtà delle nostre classi. Un apporto fondamentale sul piano culturale è stato dato dal modello ICF (International Classification of Functioning) dell’OMS, che considera la persona nella sua totalità, in una prospettiva bio-psico-sociale.  E’ opportuno assumere un approccio decisamente educativo, per il quale l’identificazione degli alunni con disabilità non avviene sulla base della eventuale certificazione, ma sull’analisi del  funzionamento e sull’analisi del contesto.

Il modello ICF consente di individuare i Bisogni Educativi Speciali (BES) dell’alunno prescindendo da preclusive tipizzazioni.  In questo senso, ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta attraverso la cultura dell’inclusione ma soprattutto mediante un approfondimento delle relative competenze degli insegnanti curricolari.

Nelle classi sempre di più troviamo alunni che, pur non essendo in possesso di una diagnosi medica o psicologica (la cosiddetta «certificazione»), presentano comunque delle difficoltà tali da richiedere un intervento individualizzato, presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni: svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse. Nel variegato panorama delle nostre scuole la complessità delle classi diviene sempre più evidente. Queste difficoltà possono essere comprese nel concetto generale di Bisogno Educativo Speciale (Special Educational Need) che trova una possibilità di analisi completa e accurata riflessione a 360° attraverso il modello ICF .

In tale ottica, assumono un valore strategico i Centri Territoriali di Supporto, che rappresentano l’interfaccia fra l’Amministrazione e le scuole e tra le scuole stesse in relazione ai Bisogni Educativi Speciali. Essi pertanto integrano le proprie funzioni – come già chiarito dal D.M. 12 luglio 2011 per quanto concerne i disturbi specifici di apprendimento – e collaborano con le altre risorse territoriali nella definizione di una rete di supporto al processo di integrazione, con particolare riferimento, secondo la loro originaria vocazione, al potenziamento del contesto scolastico mediante le nuove tecnologie, ma anche offrendo un ausilio ai docenti secondo un modello cooperativo di intervento.

 

Prof.ssa Maria Rosaria Villani (formatrice e referente del CTS di Frosinone www.ausilioteca.eu,)

IIS Bragaglia sezione Ipsia Galilei-Frosinone

Bisogni Educativi Speciali: Centri Territoriali di Supportoultima modifica: 2013-01-24T16:29:58+01:00da learninggroup
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