Orientamento permanente: realtà o utopia?

Gina Falchi Liceo classico G.Asproni Nuoro

Con la nota n. 4232 del 19.2.2014, il Ministro Carrozza ha firmato la trasmissione delle Linee guida nazionali per l’orientamento permanete, il cui intento è quello di far sì che l’orientamento assuma un ruolo strategico per tutta la società.

In tal senso la funzione di Orientamento assume sempre più importanza fin dalla scuola dell’infanzia e per tutto l’arco della vita di un individuo, perché oltre alla necessità di corrispondere alla costruzione di una educazione di base, si rende necessario sviluppare competenze legate alla acquisizione del sé, e alla consapevolezza delle proprie capacità imprenditoriali, alle capacità di sapersi spendere in qualsiasi contesto lavorativo.

Oggi tali competenze sono più che mai necessarie dato che viviamo in una società liquida, votata al continuo cambiamento e in cui i soggetti umani sono chiamati ad adattarsi costantemente ad essa. In tal senso è necessaria anche una adeguata flessibilità mentale che, purtroppo, spesso nelle scuole non c’é. Laddove vige, infatti, una certa rigidità nel considerare l’orientamento finalizzato solo all’accoglienza dei ragazzi delle scuole medie alle scuole superiori, o laddove orientamento è sinonimo di visite alle facoltà universitarie, o di perdita di tempo quando giungono esperti esterni,  il concetto di orientamento è già annullato.

Si rende necessaria invece la creazione di una rete di soggetti quali scuole, istituzioni ed enti territoriali che collaborino insieme per comprendere quali siano i reali bisogni del territorio, i bisogni delle famiglie e per operare consapevolmente alla formazione di persone coscienti delle scelte da fare. In tale prospettiva l’orientamento deve essere sia orizzontale che verticale, ma si rende necessario anche riformare la struttura stessa delle scuole, della scansione delle discipline, dei tempi di studio, si rende necessaria la creazione di figure di sistema, di manger dell’orientamento, che affianchino e supportino l’attività del Dirigente, laddove, invece, troppo spesso tale attività è controllata e gestita da una dirigenza che non concede piena libertà decisionale ai docenti impegnati in queste attività.

L’orientamento, a tutti i livelli, richiede oltre alle normali competenze del docente, anche competenze di tipo organizzativo e gestionale, capacità di comunicazione interpersonale, data la necessità di rapportarsi con soggetti diversi, quindi si tratta di un’attività non più secondaria, ma che affianca la regolare didattica d’aula. I percorsi finalizzati all’orientamento dovrebbero procedere durante tutta la carriera scolastica dei discenti ed essi dovrebbero giungere all’ultimo anno di scuola secondaria superiore avendo già le idee chiare su quale scelta fare per il futuro, su quale ruolo si vuole occupare nella società. In tal senso, credo ci debba essere un dialogo continuo tra scuole, territorio e università e rompere le barriere che ancora troppo spesso vedono queste ultime come promotrici di incontri orientanti più disorientanti che mai, proprio perché è assente una reale progettualità.

Orientamento permanente: realtà o utopia?ultima modifica: 2014-05-25T22:51:05+02:00da learninggroup
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